Correlazione tra gravità dell’autismo e livello dei metalli nell’organismo

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Il Disturbo dello spettro autistico (ASD) è un disturbo complesso con eziologia eterogenea e ampia gravità clinica che supporta le esigenze di riconoscimento delle caratteristiche biologiche e cliniche nei sottogruppi di pazienti. Il presente studio aveva lo scopo di comprendere le possibili associazioni tra i livelli dei metalli ed elementi essenziali nei capelli e alcune caratteristiche specifiche dell’ASD misurate dal Programma di osservazione diagnostica dell’autismo (ADOS) che rappresenta lo strumento standard per confermare oggettivamente la diagnosi di ASD.

metodi

Uno studio trasversale è stato condotto nella provincia di Catania (Sicilia, Sud Italia). Sono stati studiati quarantotto soggetti con ASD (70,8% maschi), di età compresa tra 2 e 17 anni. I metalli (Li, Be, Al, Ni, As, Mo, Cd, Hg, U, Pb) e gli oligoelementi essenziali (Cr, Co, Mn, Zn, Cu, Se) sono stati quantificati nei capelli mediante analisi di spettrometria di massa accoppiata induttivamente al plasma. I partecipanti sono stati caratterizzati misurando la gravità dei sintomi dell’autismo e i livelli cognitivi.

risultati

Una correlazione significativa e positiva è stata trovata tra il carico di metallo nei capelli (livelli di piombo, alluminio, arsenico e cadmio) e la gravità dei sintomi di ASD (deficit di comunicazione sociale e comportamenti ripetitivi e restrittivi). Il livello di zinco nei capelli era inversamente correlato con l’età, mentre c’era un’associazione significativa e negativa tra il livello di zinco nei capelli e la gravità dei sintomi autistici (gioco funzionale difettoso , creatività e aumento del comportamento stereotipato). I livelli di piombo, molibdeno e manganese nei capelli erano inversamente correlati con il livello cognitivo (quoziente di piena intelligenza) negli individui ASD.

conclusioni

Il presente studio suggerisce l’importanza di combinare l’analisi metallomica con le pertinenti  caratteristiche di malattia nell’ASD, per identificare potenziali fattori di rischio ambientale a livello individuale possibilmente nel primo periodo di sviluppo.

 

Link all’articolo originale:

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0946672X1930358X?fbclid=IwAR1zpk5B9umFtIdNR3ry69Hxj2YXUi0sDr-Nc1SAYIcLP1lBeQ9GHBAM0qk

 

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