Obiettivo
L’obiettivo di questo studio è stato quello di quantificare il rapporto tra il numero di superfici di amalgama dentale e i livelli di mercurio nelle urine.
Metodi
Questo studio utilizza i dati dei partecipanti ad un ampio programma filantropico di prevenzione delle malattie croniche a Calgary, Alberta, Canada. I campioni di urina sono stati analizzati per i livelli di mercurio (misurati in µg/g di creatinina). Sono stati utilizzati T-test per determinare se le differenze di mercurio nelle urine erano statisticamente significative tra le persone senza alcuna superficie dentale amalgamata e soggetti con una o più superfici dentali in amalgama. E’ stata utilizzata la regressione lineare per stimare la variazione di mercurio nelle urine per superficie di amalgama.
Risultati
I livelli di mercurio nelle urine erano più alti in misura statisticamente significativa nei soggetti con superfici di amalgama, con una differenza media di 0,55 µg/g di creatinina. Per ogni superficie di amalgama, abbiamo stimato un aumento previsto di 0,04 µg/g di creatinina. Abbiamo misurato i livelli di mercurio nelle urine dopo la somministrazione orale di 2,3-dimercaptopropane-l-sulfonato (DMPS) e meso-2,3-dimercaptosuccinic acido (DMSA) che sono utilizzati per mobilizzare il mercurio dal sangue e tessuti, ed erano anche questi più alti, in maniera statisticamente significativa, nei soggetti con superfici dentali in amalgama.
Discussione
Le nostre stime indicano che un individuo con sette o più superfici dentali in amalgama ha livelli di mercurio nelle urine dal 30% al 50% più elevati di un individuo senza amalgama. Questo è coerente con la letteratura del passato, che ha identificato sette superfici in amalgama come un livello pericoloso di esposizione al vapore di mercurio. La nostra analisi suggerisce che l’uso continuato di otturazioni dentali in amalgama per l’odontoiatria restaurativa è una non trascurabile e inutile fonte di esposizione al mercurio, considerando la disponibilità di alternative in resina composita.
Link all’articolo originale:
http://occup-med.biomedcentral.com/articles/10.1186/1745-6673-8-22