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Fonte: No Grazie    http://www.nograzie.eu/

Su questo argomento consigliamo la lettura del numero 4/2018 di Infofarma, il bollettino di informazione sui farmaci dell’ULSS di Verona.9

Le conclusioni, dopo una revisione di recente letteratura  sull’argomento, sono molto chiare: “Le attuali evidenze consentono di escludere che esistano benefici nella supplementazione di vitamina D in popolazioni non selezionate di soggetti con valori di 25OHD>30-40 nmol/L. Tranne che per la prevenzione o il trattamento del rachitismo e dell’osteomalacia in gruppi ad alto rischio, non ha senso utilizzare supplementi di vitamina D per mantenere o migliorare la salute muscolo-scheletrica. ” Molto interessante anche il riassunto di un articolo del New York Times sui conflitti d’interesse di uno degli esperti più quotati sull’argomento, che riportiamo qui sotto.10

La denuncia del New York Times

“La vitamina D, l’integratore della luce solare, ha dietro di sé una scia di soldi piena di ombre. Il medico maggiormente responsabile di avere creato una valanga di miliardi di dollari ne ha ricevuto centinaia di migliaia dall’industria della vitamina D”. Sono questi titolo e sottotitolo di un articolo apparso su New York Times il 18 agosto 2018, in cui sono messi sotto accusa l’impeto e il fervore di un endocrinologo americano della Boston University, Michael Holick, nel promuovere il dosaggio e l’impiego della vitamina D. L’articolo inizia affermando che Holick “ha scritto in un libro le lodi della vitamina D e ha allertato in numerosi articoli accademici su una ‘pandemia’ da carenza di tale vitamina che spiega la presenza di malattie e di una salute sub-ottimale in tutto il mondo. La sua idea fissa è così radicata che si è estesa ai … dinosauri. “E se il vero problema della loro estinzione non fosse dovuto a quell’enorme asteroide piombato sulla terra 65 milioni di anni fa e alla mancanza di cibo, ma alle loro ossa deboli per mancanza di luce solare? A volte mi chiedo: i dinosauri sono morti di rachitismo e osteomalacia?” Continua l’articolo: “Il ruolo primario di Holick nella stesura delle linee guida nazionali USA sulla vitamina D e l’assenso e l’adesione al suo messaggio da parte di correnti tradizionali di medici e di guru del benessere hanno contribuito, nel 2017, a spingere le vendite in America del supplemento vitaminico a 936 milioni di dollari. Si tratta di un incremento nove volte superiore rispetto al decennio precedente. Anche i test di laboratorio per la determinazione della vitamina D sono aumentati: nel 2016 i medici li hanno prescritti a più̀ di 10 milioni di pazienti Medicare, +547% rispetto al 2007, con un costo di 365 milioni di dollari. Circa 1 adulto su 4 dai 60 anni in su assume integratori di vitamina D”. E aggiunge: “È però probabile che pochi tra gli americani travolti dalla mania della vitamina D siano a conoscenza del fatto che l’industria ha investito su Holick una grande mole di denaro. In un’inchiesta della Kaiser Health News si è scoperto che l’endocrinologo ha usato la sua posizione di spicco nella comunità̀ medica per promuovere le pratiche che avvantaggiano finanziariamente le aziende che gli hanno fornito centinaia di migliaia di dollari: tra di esse, i produttori di farmaci, uno dei più̀ grandi laboratori commerciali di test di laboratorio, l’industria dell’abbronzatura”. E conclude: “Il ruolo cruciale di Holick nel condizionare il dibattito sulla vitamina D è avvenuto nel 2011. Alla fine dell’anno precedente, la prestigiosa National Academy of Medicine (allora nota come Institute of Medicine), costituita da un gruppo di esperti scientifici indipendenti, pubblicò un rapporto completo di 1.132 pagine sulla carenza di vitamina D, affermando che la stragrande maggioranza degli americani dispone in abbondanza della sostanza grazie alla dieta e alla luce solare, consigliando ai medici di testare solo i pazienti ad alto rischio di disturbi legati alla vitamina D, come l’osteoporosi.” Alcuni mesi dopo, nel giugno del 2011, Holick ha agito da supervisore di un rapporto assumendo una visione totalmente diversa. In un documento pubblicato nel Journal of Clinical Endocrinology Metabolism e predisposto dalla Endocrine Society – il gruppo professionale più̀ importante del settore, le cui linee guida sono ampiamente utilizzate da ospedali, medici e laboratori commerciali a livello nazionale – era adottata la posizione di Holick, secondo cui la “carenza di vitamina D è molto comune in tutte le fasce di età”, identificando tra esse più̀ della metà della popolazione degli Stati Uniti, compresa la popolazione nera, ispanica o gli obesi (gruppi questi ultimi che, rispetto ad altri, tendono ad avere livelli deficitari di vitamina D). Per tale motivo, si propugnava un’enorme espansione dei test di misurazione della vitamina D. Le raccomandazioni del documento costituirono una fortuna finanziaria per l’industria della vitamina D. Sostenendo la moltiplicazione delle indagini, Endocrine Society indusse più business a favore di Quest e di altri laboratori commerciali. Le indagini sulla vitamina D sono ora il quinto test di laboratorio più̀ comune coperto da Medicare. Le linee guida hanno giovato all’industria della vitamina D in un altro importante modo. A differenza della National Academy, secondo cui i pazienti con livelli ematici di vitamina D ≥20 ng/ml ne dispongono a sufficienza, l’Endocrine Society sostiene che i livelli di vitamina devono essere molto più̀ alti, almeno 30 ng/ml. Molti laboratori commerciali, tra cui Quest e LabCorp, hanno adottato lo standard più̀ elevato.

Quella della vitamina D è una questione complessa che si gioca proprio sui valori “normali”, che sono chiaramente valori teorici come tutti i parametri biologici. Seguendo le raccomandazioni dell’Institute of Medicine, la maggioranza della popolazione avrebbe valori normali; seguendo quelle della Endocrine Society (e in Italia della SIOMMS,  https://www.siommms.it/), dovremmo tutti assumere dei supplementi. Esiste poi un’altra complicazione: i valori “anormali” vengono definiti come carenza o insufficienza. Queste due definizioni creano ulteriore confusione. In teoria si dovrebbero supplementare solo le persone carenti; ma così non è, ricevono supplementi in abbondanza anche le persone con  insufficienza. Per approfondire consigliamo di leggere le Pillole della Fondazione Allineare Sanità e  Salute ai link https://fondazioneallinearesanitaesalute.org/2018/05/n-148-149-2017-18-omaggio/  e  https://fondazioneallinearesanitaesalute.org/2018/06/n-129-130-2017-omaggio/

Link all’articolo originale:

https://www.dropbox.com/s/1bklakjidz65s3f/L66_GEN2019.pdf?dl=0

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